L’emergenza Coronavirus ha creato panico diffuso e allarmismo a volte ingiustificato tra media, popolazione e istituzioni.
Ci siamo chiesti, quindi: se una “epidemia” di così bassa pericolosità ha attirato su di sé tutta questa attenzione e creato un simile caos, quali sarebbero le conseguenze di una pandemia letale? Come reagirebbero le persone a uno scenario da Guerra Nucleare? Che decisioni prenderemmo per scongiurare una catastrofe ecologica?
Negli Stati Uniti il “prepping” non è solo un modo di riempire il tempo libero ma è diventato un vero stile di vita: coppie, famiglie o intere comunità che si preparano al “Doomsday”, il Giorno del Giudizio. Il business che c’è dietro i “prepper” non è da sottovalutare: edilizia (bunker e case blindate), armi, attrezzatura e corsi di sopravvivenza, generi alimentari speciali e molto altro ancora.

Sono solo dei folli o c’è qualcosa di vero nelle preoccupazioni dei “survivalisti”? Abbiamo pensato di coinvolgere Luca Dell’Anna, esperto di rischi sistemici e autore internazionale di libri dedicati ai comportamenti umani emergenti. Gli abbiamo chiesto come ci estingueremo. Perché se proprio tutto deve finire almeno che finisca in un modo spettacolare.
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L’olocausto nucleare
Nel celebre spot Daisy del 1964 Lyndon Johnson mostrava una bambina che sfogliava una margherita, quando all’improvviso partiva un inquietante countdown che precedeva l’esplosione di un fungo nucleare. Il messaggio era chiaro: se voterete il “guerrafondaio” Barry Goldwater andrete incontro a morte e distruzione.
La Guerra Nucleare: lo spauracchio classico da fine del mondo, la catastrofe vintage per eccellenza, la base per una infinità di film e romanzi apocalittici.
Sembra un pensiero da Guerra Fredda ma in realtà è ancora oggi un’ipotesi concreta, come dimostra la recente crisi in Corea del Nord.
Nel mondo ci sono circa 15.000 testate nucleari (di cui circa 13.000 in mano a USA e Russia) e un conflitto di tal genere provocherebbe una mortalità compresa tra l’80 e il 95%, anche a decine di chilometri dalle zone colpite. Per non parlare dell’inverno nucleare, il periodo seguente all’esplosione che comporterebbe frequenti piogge radioattive e venti pieni di polveri cancerogene.
«Ci siamo andati vicini già molte volte (Crisi dei Missili di Cuba del 1962, reazione ai test NATO del 1983 NdR). Probabilmente in dieci mondi paralleli, ce n’è uno che finisce con un olocausto nucleare, tipo scenario descritto in The Man In The High Castle. Tuttavia, anche dopo Chernobyl, la vita è andata avanti e probabilmente si riprenderebbe anche in questo caso, a partire dalle zone meno colpite».
Reazione della popolazione: «L’idea di una Guerra Nucleare viene percepita lontana e la reazione sarebbe sicuramente di sorpresa».
Probabilità: 30%
I cambiamenti climatici
Il tema è attuale e gli scenari di riferimento sono:
- Il cambiamento climatico è irreversibile: ci saranno zone inabitabili dovute all’innalzamento del mare o alla desertificazione. Altre saranno ancora abitabili ed è lì che si concentrerà la gran parte della popolazione.
- Il progresso tecnologico ci permetterà di superare questa emergenza.
- Ci stiamo sbagliando: il cambiamento climatico non esiste o non ha causa antropica.

«Lo scenario numero 2 è forse il più probabile ma tuttavia si estende sul lungo periodo: al momento per costruire le tecnologie adatte a produrre energie pulite siamo legati alle fonti energetiche classiche (carbone, gas etc.)».
Tra le tecnologie più avveniristiche in studio, vale la pena menzionare il progetto SCoPEx (Stratospheric Controlled Perturbation Experiment) di Harvard (finanziato, tra gli altri, anche da Bill Gates), un controverso programma di geo-ingegneria solare il cui obiettivo è l’alterazione artificiale del clima tramite particelle di carbonato di calcio riflettenti disperse nella stratosfera.
La reazione della popolazione: «Sarà quella di cercare di far progredire la tecnologia e l’economia in modo da contrastare questo fenomeno. È probabilmente l’unico scenario “apocalittico” che presuppone una reazione virtuosa».
Probabilità: 50%
Il virus letale
L’esempio del Coronavirus ci è di grande aiuto: in un modo o nell’altro, tutti abbiamo vissuto la parabola e le conseguenze (per lo più logistiche) che questa emergenza ha comportato. Un virus che molti medici ed esperti definiscono “poco più che un’influenza” ha scatenato un panico diffuso in gran parte della popolazione italiana e mondiale: scaffali svuotati nei supermercati, prezzi dei disinfettanti alle stelle, persone che camminano per strada con le mascherine, eventi pubblici e aziende bloccate.
Cosa succederebbe se vi fosse una pandemia mortale?
«C’è già stata e ci sarà ancora. La…
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