Il 2020 è stato l’anno più lungo e più veloce di sempre. Una cosa che ricorderemo tutti di questo periodo è come il lavoro e la vita si siano scontrati, rendendo meno netto il confine tra professione ed esperienze umane. E mentre riflettiamo su tutto ciò che abbiamo superato (lockdown, remote working, uno stile di vita socialmente distante e livelli aumentati di stress e ansia) ci chiediamo cosa ci aspetterà nei mesi a venire.
Sicuramente, nel 2021, i professionisti delle risorse umane di tutto il mondo continueranno ad affrontare sfide importanti, mentre cercheranno di adattarsi ulteriormente alle norme alimentate dalla pandemia. Ma che ne sarà dei lavoratori nel 2021 ormai inoltrato?
Proviamo a scoprirlo attraverso il report di Visier che, attraverso interviste con i leader di pensiero delle risorse umane, dati di benchmarking e ricerche di terze parti, ha fatto emergere le tre aree critiche in cui i leader dovranno ripensare i loro approcci al talento.
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Come possiamo rispondere alle esigenze mutevoli dei talenti?
Secondo Visier, l’imprevedibilità della pandemia ha imposto alle organizzazioni di passare dalla pianificazione strategica a lungo termine, alla pianificazione operativa settimanale o mensile, anziché annuale. Le assunzioni sono diminuite e la pianificazione della forza lavoro molto spesso è stata interrotta, a causa delle assenze, dei cambiamenti comportamentali dei dipendenti, della resistenza a determinate condizioni e dal turnover.
“Quando torneremo alla normalità, ci saranno più remote worker part-time o full-time. Perciò abbiamo bisogno di analisi più avanzate per gestire questo tipo di lavoratori in modo efficace” afferma Russell Klosk, Strategy Principal Director di Accenture. Infatti, anche se il remote working ha favorito le assunzioni di talenti che in precedenza erano considerate geograficamente impossibili, trova…
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