Google ha annunciato in un blog post di aver messo in atto l’estensione delle norme pubblicitarie che già regolano gli annunci politici a tutti i tipi di inserzionisti e su tutte le piattaforme Google.
L’estensione – che entrerà in vigore negli USA e poi negli altri paesi – riguarda un programma di verifica dell’identità dell’inserzionista che dovrà appunto fornire informazioni a conferma della propria identità, relative al proprio business e dichiarare il paese nel quale opera.
Si tratta, spiega la società, di un’estensione fatta nell’ottica dell’impegno di Google di fornire ai propri utenti trasparenza, scelta e controllo nell’ambito degli annunci pubblicitari su tutte le proprie piattaforme.
“Agli inserzionisti – spiega John Canfield, Director of Product Management, Ads Integrity di Google – verrà richiesto di completare un programma di verifica per acquistare annunci sulla nostra rete. Gli inserzionisti dovranno presentare un documento di identità personale, documenti costitutivi dell’azienda o altre informazioni che provino chi sono e il paese in cui operano. A partire da questa estate, gli utenti inizieranno a vedere le informative che forniscono queste informazioni sull’inserzionista, collegate agli annunci che vedono”.
Nelle ricerche sponsorizzate, ad esempio, la voce “about the advertiser” verrà posta accanto a “why this ad” nel menù a tendina che accompagna ogni link sponsorizzato.

“Questa modifica renderà più facile per le persone capire chi è l’inserzionista dietro gli annunci che vedono su Google e li aiuterà a prendere decisioni più informate quando utilizzano i nostri strumenti sul controllo della pubblicità”, aggiunge Canfield, citando anche la volontà dell’azienda di Mountain View di contribuire a “sostenere la salute dell’ecosistema della pubblicità digitale rilevando i ‘cattivi attori’ e limitando i loro tentativi di camuffarsi”.
Il nuovo programma e la raccolta dei dati sugli inserzionisti partirà dagli Stati Uniti per poi essere esteso gradualmente a livello globale. Perché il processo sia completato in tutto il mondo serviranno comunque “alcuni anni”, precisa Canfield.
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